Le prime fasi della ricerca hanno consentito di focalizzare gli aspetti più critici della biologia dell’Aurora dell’Etna, molti dei quali finora sottovalutati o ignorati.
Di particolare interesse è lo stretto ed esclusivo legame con una pianta erbacea, l’Isatis tinctoria: il periodo di volo degli adulti deve coincidere con la sua fioritura, pena la mancata riproduzione.
Sembra che tutto il ciclo vitale della farfalla sia perfettamente sincronizzato con lo sviluppo della pianta: le uova vengono deposte sui boccioli e le larve si nutrono prima dei fiori, poi dei frutti, mimetizzandosi perfettamente tra di essi. Al momento di impuparsi, i bruchi si allontanano dalla pianta nutrice che secca già all’inizio dell’estate.
Rimangono ancora da accertare i siti preferenziali in cui la crisalide trascorre il lungo periodo di diapausa, forse la fase più critica per la sua vulnerabilità.
Sono stati individuati vari invertebrati che nel ruolo di competitori, predatori o parassiti dell’Aurora potrebbero influire sulla dinamica delle sue popolazioni. Ma il pericolo principale è rappresentato dalla frammentarietà dell’habitat e dalle pratiche di sfalcio della vegetazione erbacea. Infatti le popolazioni che vivono in zone antropizzate sembrano avere maggiori difficoltà, con basse densità e forti oscillazioni numeriche.